Respinta la corposa richiesta di risarcimento avanzata dal dipendente di una società di navigazione
Lamentare l’eccessiva rumorosità del luogo di lavoro non è sufficiente per ritenere provato il nesso con la riduzione della capacità uditiva verificatasi nel dipendente. Di conseguenza, è fragile la richiesta di risarcimento avanzata nei confronti del datore di lavoro. Nella vicenda presa in esame dai giudici ad adire le vie legali è un lavoratore marittimo, il quale cita in giudizio la società per cui ha operato per oltre venti anni, con mansioni di ufficiale di coperta su navi cisterna armate e su navi mercantili, e chiede circa 270.000 euro come risarcimento per lesioni personali da lui riportate – una grave forma di ipoacusia – e da lui addebitate alla mancata adozione di misure adeguate da parte dell’azienda per scongiurare rischi per la salute dei dipendenti. A sostegno di tale richiesta c’è anche il parere di un consulente medico, il quale sostiene che lo svolgimento di lavoro a bordo di navi ha comportato, di per sé, la permanenza in un ambiente caratterizzato da rumorosità potenzialmente in grado di arrecare danni all’udito. Per i giudici, però, ciò non basta per sanzionare la società datrice di lavoro, poiché è mancato il riferimento a un concreto comportamento della società contrario a correttezza e buonafede e contrario alle misure che nell’esercizio dell’impresa debbono essere adottate per tutelare l’integrità fisica e morale dei lavoratori. (Ordinanza 37035 del 26 novembre 2021 della Cassazione)